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Responsabile: Dr. Giuseppe Lo Giudice

Terapia dell'AMD

Terapia per la forma secca (non essudativa): dei 600 o più carotenoidi presenti in natura, solo pochi si trovano nel siero umano e di questi solo la luteina e la zeaxantina sono presenti nella macula. Ciò suggerisce che la luteina possa svolgere un ruolo critico per la salute dell'occhio. Esistono molti dati che supportano il ruolo della luteina nella riduzione del rischio di AMD e innumerevoli studi osservativi che mostrano una correlazione tra assunzione di luteina, livelli nel siero, densità del pigmento maculare, supplementazioni vitaminica e ridotto/rallentato rischio di AMD nell'uomo.
Terapia per la forma umida (essudativa): oggi il trattamento standard consiste nella iniezione intraoculare di farmaci antiangiogenici, ossia farmaci che servono per bloccare la crescita della neovascolarizzazione. Un altro tipo di terapia è la terapia fotodinamica (PDT). Recentemente ottimi risultati sono stati raggiunti dall'associazione della terapia fotodinamica con la terapia intraoculare mediante farmaci ad azione antiangiogenica.

Iniezioni intravitreali di farmaci antiangiogenici

Nella AMD umida i vasi neoformati sono soggetti alla fuoriuscita di sangue e liquidi; questo complesso formato da vasi e tessuto fibroso può distruggere i fotorecettori in un periodo di 3-24 mesi, causando una grave perdita della vista, progressiva e irreversibile. Se non trattata la lesione conduce ad una scarsa visione centrale (<1/10) entro 2 anni.
L’origine dei vasi neofromati non è nota. Tuttavia ci sono evidenze suggestive del fatto che i fattori di crescita quali il VEGF (vascular endothelial grow factor) giochi un ruolo nell’origine della malattia. Il VEGF è prodotto da alcune strutture retiniche. Il riscontro di una quantità superiore al normale di VEGF nelle lesioni retiniche fibrovascolari asportate chirurgicamente rappresenta un’evidenza del contributo del VEGF alla formazione delle lesioni neovasculari nella AMD.

L’utilizzo di farmaci antiangiogenesi rappresenta una nuova frontiera nella terapia della AMD neovascolare. Essi agiscono nel processo di patogenesi della malattia, inibendo l’azione dei fattori di crescita dei neovasi arrestandone il conseguente sviluppo. Recentemente solo due farmaci, hanno ottenuto l’approvazione negli Stati Uniti: Macugen (Pegaptanib) ed il Lucentis (Ranibizumab).

Il principio attivo del Macugen è il Pegaptanib Sodico, che si lega solo ad alcune porzioni del VEGF, il principale fattore pro-angiogenico, inibendone la sua attività. Due studi clinici hanno dimostrato l’efficacia del farmaco nella riduzione della perdita dell’acuità visiva in pazienti con degenerazione maculare neovascolare. Tuttavia ulteriori studi sono necessari per definire la durata della terapia.

Lucentis (Ranibizumab) è un farmaco somministrato anch’esso per via intravitreale in grado di legarsi a tutte le isoforme di VEGF nello spazio extracellulare. Gli studi clinici indicano che quasi tutti i pazienti (95%) trattati con Lucentis mostravano un visione stabile a 1 anno e che il 40% aveva un miglioramento della visione.

Altro farmaco antiangiogenico utilizzato per le iniezioni intravitreali è AVASTIN (bevacizumab). Il Bevacizumab è un anticorpo che blocca tutte le isoforme del VEGF. Il Bevacizumab è registrato per essere iniettato per via endovenosa nel trattamento dei tumori metastatici del colon retto in associazione alla chemioterapia.
Il Bevacizumab non è registrato per essere iniettato all’interno dell’occhio e quindi non ha una indicazione nel trattamento della degenerazione maculare legata all’età essudativa. Nonostante questo l’utilizzo intraoculare del Bevacizumab nel trattamento della degenerazione maculare legata all’età essudativa così come di altre malattie neovascolari ed edematose della retina sta dilagando in tutto il mondo. Recentemente una nota dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ha ufficialmente comunicato la non rimborsabilità del Bevacizumab (farmaco in fascia H), se utilizzato in soggetti affetti da degenerazione maculare legata all’età di tipo essudativo.

Terapia Fotodinamica

La terapia fotodinamica (PDT) è un tipo di trattamento impiegato prevalentemente nei pazienti affetti da degenerazione maculare legata all'età emorragica oppure nella miopia degenerativa complicata dalla formazione di capillari anomali.

Essa consiste di due fasi. Nella prima fase, il paziente riceve una iniezione, in una vena del braccio o della mano, di uno speciale colorante chiamato Verteporfina (Visudyne-CIBA Vision). Una volta in circolo la sostanza si lega ai capillari anomali; questi a loro volta vengono illuminati da una sorgente di raggio laser di specifica lunghezza d’onda che attiva il farmaco provocando la chiusura degli stessi. Non è un laser termico. Il colorante rimane in circolo per circa 24 ore e di conseguenza al paziente è chiesto di evitare di esporsi alla luce solare o a luci alogene intense per un periodo di 24-48 ore fino a che il farmaco non è stato completamente eliminato.

La PDT non provoca danno dei tessuti retinici normali.

Dopo 1-3 mesi, i vasi capillari anormali trattati tendono a riaprirsi. Il trattamento allora viene ripetuto a intervalli di tre mesi se c'è la dimostrazione di nuove emorragie. Recentemente ottimi risultati sono stati raggiunti dall'associazione della terapia fotodinamica con la terapia intraoculare mediante farmaci ad azione antiangiogenica. I risultati hanno dimostrato che l’efficacia del trattamento è elevata a fronte di un basso numero di iniezioni intraoculari

Oltre al doppio trattamento PDT e iniezioni intraoculari di farmaci anti-angiogenetici) è stata proposta anche la tripla terapia (terapia fotodinamica, iniezione intravitreale di farmaci antiangiogenici e di cortisone) e i risultati sono stati davvero molto incoraggianti.

 
 

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